
Gino Marotta (1935 - 2012)
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Quotazioni
Le opere più canoniche di Gino Marotta sono le sculture in plexiglas raffiguranti animali o alberi, tuttavia nella produzione dell’artista di origini molisane sono presenti anche quadri e oggetti di design. I valori delle sue opere canoniche (che ha prodotto dalla fine degli anni ’60 al 2010) variano a seconda della datazione, della grandezza e all’unicità. Le quotazioni di Gino Marotta per le sue opere vanno dai €400 ai €10000.
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Note Biografiche
Benché conosciuto soprattutto per le sculture in metacrilato realizzate negli anni Sessanta, Gino Marotta ha segnato in maniera profonda ed innovativa la stagione conclusiva dell’Informale romano. Giunto nella Capitale da Campobasso, il giovane Marotta comincia subito a sperimentare con materiali eterogenei (encausti, ve latini, lamiere di ferro lavorate e saldate mediante utilizzo di fiamma ossidrica). Tali lavori realizzati da una parte con un approccio di evidente compiacimento per il disfarsi della materia, specie dei relitti industriali, dall’altra con uno spiccato entusiasmo per la conseguente operazione di assemblaggio e creazione di nuovi manufatti artistici – suscitano l’interesse di molti critici influenti.
Le prime esposizioni
Successivamente nel 1957 Lionello Venturi lo invita ad esporre ad International, mostra inaugurale della Rome New York Art Foundation; nel 1958, sempre su invito della medesima istituzione, partecipa alla mostra New Trends in Italian Art. Nello stesso anno presenta, con uno scritto di Franco Russoli, i suoi Piombi alla galleria La Salita e, per tramite di Palma Bucareli, è incluso nella collettiva – ospitata a Copenaghen e Roma- Moderne Ialiensk Maleri. Fondamentale per la maturazione delle ricerche di Marotta si pone il rapporto con Emilio Villa il quale nel 1957 lo presenta alla sua prima personale (Galleria Montenapoleone, Milano) e lo include nella mostra d’apertura della galleria Appia Antica, intitolata Exemplaria.
Emilio Villa
Lo stesso Marotta, a posteriori, ha rivelato l’importanza delle sollecitazioni culturali offerte dalla vicinanza dell’instancabile poeta-critico biblista: «Emilio Villa, che viveva per lunghi periodi nella mia casa di Roma, mi fece conoscere i manoscritti del Mar Morto in ebraico e aramaico. Fu per me una rivelazione. Non sapevo esattamente perché, ma il fatto di poter disporre di quello straordinario repertorio segnico il cui significato mi era inizialmente estraneo, rappresentò per me una fonte d’ispirazione inesauribile» (testimonianza riportata in Gino Marotta. Anni Cinquanta, catalogo della mostra a cura di A. Fiz, Milano 2007, p. 19).