Filippo de Pisis Quotazioni.

Filippo de Pisis (1896 - 1956)

QUOTAZIONI

Le quotazioni di Filippo de Pisis per i dipinti ad olio sono in linea di massima dai €5000 ad oltre i €50.000. Il record di vendita del pittore è di €170.000. Negli ultimi 15/20 anni i prezzi dell’artista sono diminuiti. Le quotazioni di Filippo de Pisis per bozzetti, disegni ed acquarelli vanno dai €1000 ai €5000. Sono particolarmente apprezzate le sue opere giovanili.

Le stime descritte sono indicative ed andrebbero accompagnate dalla valutazione di un nostro esperto.

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BIOGRAFIA

Nasce a Ferrara nel 1896, muore a Milano nel 1956; pittore. Gli anni Trenta segnano il consolidamento della fortuna di De Pisis. Dopo il trasferimento a Parigi nel 1925, si nota un alleggerimento progressivo rispetto a una tendenza che risente dei modi di Marquet e Dufy, fino a pervenire a una pittura panica e gestuale. Rimane in Francia, con brevi e frequenti interruzioni, fino al 1939, anno in cui si stabilisce a Milano. Gli an- ni parigini sono scanditi da periodici ritorni in Italia, da importanti viaggi a Londra (1933, 1935, 1938) e da soggiorni a Gers, in Guascogna, dove frequenta il pittore Mario Cavaglieri.

Prime esposizioni

Espone alle Quadriennali del 1931 e del 1935 e a mostre collettive e personali in tutta Europa, a Basilea, Buenos Aires e Berna nel 1930, a Monaco, Praga e Roma nel 1931, ad Amsterdam e Londra nel 1933, a Ginevra e Losanna nel 1934, a Varsavia e ancora Londra nel 1935, a Zurigo nel 1940. Partecipa inoltre a varie esposizioni della galleria della Cometa di New York. Contemporaneamente la considerazione di De Pisis in patria è soggetta ad alterne vicende: da una parte gli interventi di Solmi (1931), Brandi (1932), Cavicchioli (1932) e Vittorini (1933) vedono l’artista decisamente informato alla cultura figurativa italiana manierista e settecentesca, che trae però nuovo vigore dall’incontro diretto con la pittura francese;

Prima della guerra

dall’altra Carrà (1932 e 1934) e Borgese (1939) condannano, in nome di un’arte «solida e catafratta nei risultati» (Carrà), l’eccessiva levità e trasparenza della contemporanea produzione dell’artista. De Pisis stesso con chiarezza parla di sé in un intervento del 1938 e indica in Tintoretto, Goya e Manet i suoi riferimenti formali, negandosi l’etichetta di postimpressionista e con- temporaneamente «eludendo con scelte di gusto colte e di ampio respiro la gabbia delle Alpi» (Raimondi, 1940). Dal 1929 pubblica molti disegni nel «Selvaggio». Nel 1939 dona alla Galleria d’arte moderna di Roma dodici importanti dipinti, esposti alla Galleria di Roma e commentati da G. Raimondi in «Le Arti» nel gennaio 1940.

Bibliografia: gli ANNITRENTA - a cura del Comune di Milano

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