Mario Tozzi Quotazioni.

Mario Tozzi (1895 - 1979)

QUOTAZIONI

I quadri più ricercati del pittore sono le tele degli anni ’20 ma anche i dipinti successivi sono apprezzati. Le quotazioni di Mario Tozzi per i quadri sono in media dai €3000 ad oltre i €20.000. I disegni normalmente hanno valori inferiori, con stime medie di €1000/2000

N.B: Le stime descritte sono puramente indicative ed andrebbero accompagnate dalla valutazione gratuita di un nostro esperto.

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BIOGRAFIA

Nasce a Fossombrone nel 1895, muore a Parigi nel 1978. Trasferitosi a Parigi nel 1919, Tozzi è in stretta relazione con gli artisti italiani là residenti (Campigli, De Chirico, De Pisis, Paresce, Savinio, Severini), insieme ai quali forma il Group des sept che mantiene continui contatti con il Novecento. Principale tramite di tali contatti è appunto lo stesso Tozzi, che s’incarica di preparare il terreno al movimento rifondato dalla Sarfatti: è infatti grazie a lui che vengono realizzate le due mostre parigine del 1929 (galleria Bonaparte) e del 1930 (galleria Zak). Nel 1930, in collaborazione con il critico W. George, organizza per la XVII Biennale di Venezia la sala Appels d’Italie, dove alcuni francesi espongono in compagnia dei sette di Parigi, che George definisce nella sua presentazione «umanitie classici».

Prime esposizioni

Questo sodalizio, sempre con il patrocinio di Tozzi e George, realizza altre collettive: a Milano (galleria Milano, 1930) e a Parigi (galleria Bernheim, 1932; galleria Charpentier, 1933). Presente alle rassegne tenute o patrocinate dal Novecento in Italia e all’estero, alle Biennali veneziane fino al 1936, alle prime tre Quadriennali, tra il 1930 e il 1935 Tozzi ha al suo attivo anche diverse personali, a Parigi, a Roma (galleria Sabatello) e a Firenze (galleria Bellini), finché nel 1937, all’apice della sua carriera, viene colpito da una grave malattia che lo costringe alla quasi totale inattività, fino al 1958. Per trascorrere questo lungo e doloroso periodo torna in Italia, dove, tra il 1936 e il 1938, partecipa alla decorazione del palazzo di Giustizia di Milano con l’affresco Adamo ed Eva dopo il peccato.

Fine del realismo

Del realismo dapprima quasi fotografico, poi più sintetico, della prima metà degli anni Venti, restano rare tracce nel periodo successivo (Il ragazzo del fattore, 1935), che dal 1928 si caratterizza per due elementi nuovi: moltiplicazione degli spazi, che nascono l’uno dentro l’altro, creando effetti di forte irrealtà, e trattazione plastica delle figure, per mezzo di una tecnica che persegue effetti materici, granulosi, tesa a suggerire la tridimensionalità del rilievo. A queste componenti va aggiunto il perdurare delle suggestioni metafisiche, riconoscibili sia nelle atmosfere rarefatte e sospese, sia nelle citazioni dal repertorio iconografico, come le quinte architettoniche dechirichiane di Torso di donna (1930) e Solitudine (1931).

Bibliografia: gli ANNITRENTA - a cura del Comune di Milano



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