
Leoncillo Leonardi (1915 - 1968)
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QUOTAZIONI
Le opere più ricercate dell’artista sono le ceramiche e terrecotte della fine degli anni ’50 ed inizio anni ’60. Le quotazioni di Leoncillo Leonardi, per le sculture uniche, vanno dai €4000 ad oltre i €50.000. Il record di vendita del ceramista umbro è di €800.000 nel 2018. I disegni, le tempere e le tecniche miste possono valere dai €600 ad oltre i €2000.
La datazione, le dimensioni e la qualità dell’opera sono i fattori più rilevanti nella valutazione di un’opera di Leoncillo.
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BIOGRAFIA
Nasce a Spoleto nel 1915, muore a Roma nel 1968; scultore. Frequenta l’Istituto d’arte di Perugia (1932) e compie le prime opere (Ritratto di Marinangeli, Pugilatore Maternità) ancora sotto l’influsso di Martini e Bourdelle. Studia con Zanelli all’Accademia di Roma, ove si trasferisce nel 1935, quando la Quadriennale e l’apertura della galleria della Cometa polarizzano l’attenzione dei giovani. Arcangeli ne sottolinea un esordio «carico di potenziali umanamente, non intellettualisticamente surreali, stimolato da questo verso da Soutine e da Scipione» (1958). Componenti impressioniste ed espressioniste, secondo Calvesi (1960), si compenetrano «in un accento unitario di sentimento che è quello decadente della scuola romana, ma acuito in notazioni di crudeltà e dolore».
A Roma Leonardi rappresenta, con Mirko, la Raphael e Fazzini, la frangia antiretorica è anti-monumentale; la sua opera, costruita con la creta, materiale povero quanto il legno di Fazzini, obbedisce a un criterio anti-illustrativo e a quello «di una crescita o di dilatazione interna» (Barilli, 1962). A temi sacri (San Sebastiano 1939), ancora carichi di misticismo umbro, si alternano temi in cui una mitologia bizzarra (Arpia, Sirena, Ermafrodito, 1939) gioca sulle riduzioni di scala, sul distorto, con un gusto del «barocchetto decadentistico» (Longhi) che l’uso della ceramica invetriata a forti tinte traduce in una tesa emotività.
Notevoli sono i riferimenti a Scipione, rilevati dalla Vivarelli (Uomini che si voltano per il volto dell’Ermafrodito; la grande chioma nera della Cortigiana romana per l’Arpia). Dal 1939 al 1942 si stabilisce a Umbertide e dirige una fabbrica di ceramica. Produce Le quattro stagioni e conosce Giò Ponti, che decide di allestirgli una sala insieme a Fancello alla Triennale di Milano. Si stabilisce definitivamente a Roma nel 1942. Due anni dopo, con Guttuso, Mafai, Mazzacurati, Mirko, Cagli, Omiccioli e Purificato, partecipa alla mostra dell’Arte contro la barbarie con le due versioni della Madre romana uccisa dai tedeschi cui è assegnato il primo premio. Firma nel 1946 il Manifesto della nuova secessione artistica italiana e partecipa al Fronte nuovo delle arti; alla fine degli anni Cinquanta ritorna a soggetti naturalistici interpretati in netta chiave informale.