Pop Art
La Pop Art è stata una corrente artistica rivoluzionaria nel secondo dopoguerra, che ha trasformato radicalmente il panorama dell’Arte Moderna. Questo movimento culturale, guidato dai valori del consumismo, ha influenzato profondamente la società del tempo.
La Pop Art e la sua origine
Il termine “Pop Art” deriva dall’abbreviazione di “Popular Art”: un genere artistico che si appropria dei mezzi di comunicazione di massa e delle nuove tecnologie per creare opere d’arte. Questo movimento artistico si ispira alla pubblicità, agli oggetti di consumo comune e fa uso di fotografia e riprese cinematografiche, spesso criticando la società contemporanea in cui tutto diventa merce, compresa l’arte stessa.
Nata alla fine degli anni ’50 in Inghilterra, la Pop Art si diffuse negli Stati Uniti nei primi anni ’60, per poi influenzare l’Europa, compresa l’Italia. La sua consacrazione avvenne nel 1964 alla Biennale delle Arti Visive di Venezia, che ospitò opere degli artisti della scuola newyorkese della Pop Art.
Pop Art Artisti
In Italia, la Pop Art americana fu accolta con entusiasmo da un gruppo di giovani artisti che reinterpretarono in modo intelligente e concettuale le immagini quotidiane dell’ambiente urbano, il boom economico, il patrimonio artistico storico italiano, il cinema e la pubblicità. Tra questi talentuosi Pop Art artisti si trovano Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Giosetta Fioroni, Mario Ceroli, Cesare Tacchi e Renato Mambor. A Milano, gli artisti associati allo Studio Marconi, come Baj, Valerio Adami, Emilio Tadini e Lucio del Pezzo, si unirono al movimento.
L’importanza di questi artisti
Questi artisti sono stati di fondamentale importanza perché ognuno di loro ha rappresentato la risposta italiana alla crisi dell’arte informale, interpretando in modo originale e autonomo le influenze provenienti dall’America. Hanno incarnato appieno l’effervescenza culturale dell’Italia negli anni ’60, un’epoca di “dolce vita” e boom economico, che segnò una tappa cruciale nell’evoluzione della società e delle usanze italiane. Essi non si sono limitati ad adottare la moda americana, ma l’hanno reinterpretata, attingendo al ricco patrimonio culturale del loro paese, inventando nuove tecniche come il decollage di Rotella e creando nuove icone.
Il loro merito fondamentale risiede nel fatto che hanno saputo cogliere il proprio tempo, portando una ventata di rivoluzione e colore. La Pop Art non si è limitata a criticare o assimilare i valori del consumismo, ma ha riconosciuto l’esistente, il mondo in rapida trasformazione e le nuove immagini che esso portava, attingendo da ogni angolo: dalle insegne stradali ai simboli del potere monetario americano, come il dollaro, dai poster per strada al cinema.
Originalità della Pop Art in Italia
Una delle principali differenze tra la Pop Art italiana e quella americana risiede nella ricca tradizione artistica e nell’ampio patrimonio di immagini a cui gli artisti italiani hanno potuto attingere per reinterpretare in chiave pop immagini già considerate “sacre”. Gli artisti italiani hanno dimostrato spontaneità e una gioiosa ingenuità nel reinterpretare il “mito americano”, accompagnate da una straordinaria genialità tecnica. Inoltre, i simboli della “dolce vita” italiana, hanno occupato un posto significativo nell’immaginario artistico, fissando una visione brillante del presente.
La Pop Art in Italia è giunta negli anni ’60 con un ricco bagaglio di immagini. Artisti come Mario Schifano, Mimmo Rotella, Giosetta Fioroni, Mario Ceroli, Cesare Tacchi, Valerio Adami ed Emilio Tadini hanno risposto concretamente alla crisi dell’arte informale, reinterpretando le influenze internazionali secondo i loro criteri. La Pop Art italiana ha rappresentato l’effervescenza culturale e sociale dell’Italia del boom economico, influenzando in modo indelebile la percezione e l’esperienza dell’arte.
La Pop Art è stata una presa di coscienza dei cambiamenti nella società degli anni ’50 e ’60, con l’avvento dei mass media e del boom economico, che hanno introdotto nuovi modelli di icone visive e abitudini di consumo. Gli artisti della Pop Art hanno abbandonato l’intimismo dell’espressionismo astratto per narrare ciò che stava accadendo, utilizzando come fonte d’ispirazione gli oggetti simbolo della quotidianità.
Scuola di Piazza del Popolo
Nella vivace atmosfera degli anni ’60 a Roma, nasce un movimento artistico senza precedenti, la Scuola di Piazza del Popolo. Questa avanguardia artistica vede la partecipazione di talentuosi artisti come Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Tano Festa, Cesare Tacchi e Franco Angeli, che si ritrovano presso il rinomato Caffè Rosati, situato nella suggestiva Piazza del Popolo, o nella famosa Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis.
La forza e l’originalità di questa Scuola attirano rapidamente nuovi artisti, tra cui spiccano nomi come Pino Pascali, Francesco Lo Savio, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Jannis Kounellis, Cesare Tacchi, Umberto Bignardi ed Enrico Manera.
Mario Schifano emerge come la figura centrale del gruppo, distinguendosi per le sue opere iconiche che raffigurano i marchi della Coca Cola e dell’Esso. Oggi è riconosciuto come l’artista più rinomato della Pop Art in Italia.
La Scuola di Piazza del Popolo giunge alla sua conclusione nel 1967, quando alcuni artisti del movimento partecipano a una mostra presso la galleria L’Attico, presentando opere che segnano l’inizio di un avvicinamento all’Arte Povera, un nuovo importante movimento artistico.
La Scuola di Piazza del Popolo rappresenta un capitolo straordinario nella storia dell’arte italiana, in cui un gruppo di artisti audaci e innovativi ha trasformato le immagini e i simboli della cultura popolare in opere d’arte memorabili. Il loro spirito ribelle e la loro sfida alle convenzioni artistiche hanno creato un dialogo unico tra l’arte e la società, contribuendo a ridefinire i confini dell’espressione artistica.